Se la terra non nasconde più: un caso difficile per Stella Spada
Se la terra non nasconde più: un caso difficile per Stella Spada |
Scritto da Rita Cassani |
Nuovo appuntamento col noir e il mistero all’ombra delle Due Torri: torna l’investigatrice in un cold case tutto emiliano edito da Damster Seconda indagine per l’investigatrice bolognese Stella Spada. Dopo L’ombra della Stella, Terra alla terra (Damster Editore, pp. 226, € 14,00) è il secondo capitolo della saga, ambientata nel capoluogo emiliano. Qui la protagonista ricerca Lara Parisi, una quindicenne scomparsa da diciassette anni. Dopo aver rilevato l’agenzia di investigazioni nella quale lavorava come segretaria, Stella si barcamena alla meno peggio tra uno sgangherato menage familiare (divorziata, vive col figlio dodicenne), il lavoro che scarseggia, bollette e creditori da saldare. In questa situazione, la donna non esita ad accettare un caso al limite dell’impossibile e che la stessa polizia ha archiviato come irrisolto. Ed è intorno a questo cold case che si sviluppa la storia dove le ambiguità della protagonista sono poste sotto la lente d’ingrandimento di una narrazione in prima persona e in un incalzante presente storico: «Insomma le mie mattine iniziano tutte così, con me che guardo dalla finestra con il caffè in mano. Mi serve a raccogliere le idee, a fare il punto della situazione. Quale situazione? La mia vita. A volte mi sembra che quella che sto vivendo sia la vita di qualcun altro, e forse è proprio questo il punto. Da quando sono nata mi sono dovuta reinventare molte volte, tanto che ora non so quasi chi sono. Tiro avanti, certo, qualcuno che guida qui dentro c’è ancora, ma chi è? La mamma premurosa o la cinica assassina? La segretaria discreta o la sfacciata investigatrice? Sono stata tante cose, e tante sono tuttora». Nel corso delle sue indagini, Stella rincontra il commissario Marconi, che nel precedente capitolo della saga era fidanzato con Silvia, già proprietaria della Ss Investigazioni. Convinto che la nuova titolare abbia una responsabilità nella morte della compagna, Marconi ha con lei un rapporto non scevro di contraddizioni. Da un lato, un’attrazione impulsiva, animale, dall'altra un’altrettanto istintiva repulsione «Lui e Stella sembrano due calamite capovolte, che se provi ad avvicinarle si respingono con forza». Pur consapevole delle enormi difficoltà di un caso come quello Parisi, Stella si butta a capofitto nell’indagine, percorre a ritroso le ricerche della polizia e ritrova uno per uno gli antichi protagonisti. Scoperchia così una rete di relazioni sfuggite agli inquirenti, seguendo il filo delle nuove piste che iniziano a emergere. Ed è nel corso delle indagini che il lettore incontra il lato oscuro di Stella. Combattuta tra l’amore incondizionato per i familiari e la sua anima ribelle, la donna finisce per piegarsi a una logica perversa che giustifica anche il male, come forma di pulizia per un male peggiore. Un’anima parallela, assassina, che Stella già conosce, e che si innesca e si nutre del Male che la circonda: «Più mi allontano dalla strada e più il bestiario che mi circonda si fa inquietante. C’è persino chi consuma un atto di sesso orale appoggiato al muro, con la gente che gli passa intorno. Bustine con pastiglie di ogni colore passano di mano in mano. Auto e moto che vanno e vengono, la luce altalenante è solo quella dei fari. La polvere che si solleva toglie il respiro e offusca la vista. Se esiste un inferno è sicuramente simile a questo. In un angolo un uomo viene tenuto fermo, mentre altri due gliele danno di santa ragione. Nessuno fa caso a niente, questo è il posto del caos. Se sparassero a qualcuno qui in mezzo non sembrerebbe nemmeno una cosa tanto strana. E ragazze che si vendono, di ogni colore, di ogni età, e di ogni sesso. Qualcuna ha l’aria di avere a malapena l'età di mio figlio. Devo trattenermi dalla tentazione di prenderle per mano e portarle via». Antieroe in perfetta regola, Stella Spada è consapevole e autoironica nella propria posizione. A un’attenta analisi tuttavia, le sue vicende paradossali simboleggiano le contraddizioni di una qualsiasi madre moderna. Presa da un lavoro ingombrante, costretta a togliere spazio alla famiglia, del tutto priva di un tempo per se stessa. Stella promette al figlio di andare a prenderlo a scuola, assistere alle partite di basket, giocare con lui, aiutarlo nei compiti. Lo vuole fare, ma regolarmente qualcosa glielo impedisce. A ben vedere, i sensi di colpa che si scatenano in lei non sono molto diversi da quelli di tanti genitori, ingoiati da carriere egocentriche che non vogliono condividere nulla con la vita. In tutto questo, sono gli altri a supplire al tempo e al senso di umanità che Stella si sente sfuggire dalle mani. L’ex marito Piero, in primis, ma anche Silvia, il cui fantasma compare di tanto in tanto, ectoplasma quasi tangibile che interviene nei momenti più impensabili. Stella non si capacita di come al suo male si possa rispondere col bene. Come fa ad esempio proprio l’ex marito, per il quale lei prova una sconsolata tenerezza: «Povero Piero, non hai voluto capire niente di me. Ti sei innamorato di una donna che non esiste, non so come fartelo capire». O come Silvia, la sua prima vittima, il suo alter ego rovesciato. Silvia mora, Stella bionda. Silvia che dona bellissimi sorrisi, Stella che non sa più sorridere. In tutto questo, Stella ha una sola ancora: la maternità. E a questa si aggrappa con gesti animaleschi, in quell’unico modo che le lascia la sua umanità scarnificata: «Mi chino per baciarlo, aspiro il suo odore di sudore, pennarello, minestra della mensa. Penso che questo sia il profumo più buono che esista al mondo». È lui che salva Stella dal perdersi: «Guardo Simone che si è addormentato con la Play Station in mano. Gli carezzo la fronte sudata, lo bacio delicatamente sulla tempia. Finché potrò stare con mio figlio non sarò mai perdente». Simone è l’innocenza che Stella ha perduto, per salvare il quale lei potrebbe diventare, e non solo metaforicamente, una spietata assassina: «Mentre torno verso il posto in cui ho parcheggiato lo scooter un colpo di fortuna: Cesari sta uscendo in questo momento. Tiene per mano un ragazzino. Ma guarda che sorpresa, non riesce proprio a tenersene distante. Cesari rimane qualche minuto davanti al cancello finché arriva una mamma trafelata. Chiaramente si sta giustificando per il ritardo, ringrazia Cesari, prende in consegna il piccolo, il quale prima di andarsene con la mamma, abbraccia e bacia il suo istruttore. Questo è troppo, veramente troppo. Quest’uomo cerca di occupare gli spazi lasciati dalle povere madri lavoratrici con attenzioni spacciate per affetto, ma che è ben altro. [...] Quel bambino ha la faccia di mio figlio. Nella mia mente vedo immagini di abusi non puniti. Devo fare qualcosa». Mentre l’indagine si sta arenando, un evento fortuito apre nuovi scenari: uno scheletro di adolescente riemerge dalla terra in seguito a uno smottamento avvenuto sulle colline circostanti. Ed è qui che Marconi decide di lasciare tre giorni a Stella per concludere la ricerca intrapresa. Prima di chiedere l’esame del Dna su quei poveri resti e riaprire il caso della ragazza scomparsa. La scelta per Stella non sarà semplice. Rivelare ciò che ha scoperto, con il rischio di non incriminare i veri colpevoli, o ritirarsi, lasciare che la polizia riprenda le indagini, questa volta per omicidio? Oppure, continuare la sua lotta personale e solitaria contro un Male che forse finirà per ucciderla? Rita Cassani (www.excursus.org, anno VI, n. 56, marzo 2014)
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