"Pensieri e parole", recensione di Fosca Andraghetti
Recensione di Fosca Andraghetti su www.Literary.it del 14 settembre 2015
Pensieri e parole, Giraldi editore, 2015
È l’immagine di una vita famigliare quieta quella che appare dalle prime pagine “Pensieri e parole” di Lorena Lusetti, una tra le più note autrici bolognesi che qui racconta una storia drammatica, ma con un linguaggio semplice e immediato e catapulta il lettore in un immaginario che coinvolge e trascina. Un quotidiano comune che potrebbe appartenere a molti di noi. Un padre e una madre con due bambini, una femmina e un maschio, e una famiglia apparentemente perfetta con un marito spesso fuori per lavoro e una moglie avvocato con un senso profondo della giustizia rivolto in particolare ai più deboli, a quelli più disgraziati che raramente trovano chi li aiuta per generosità.
Una storia scritta a capitoli alterni: presente e passato. Un ieri denso di cupezza, solitudine, disagio e indifferenza. Persone che si voltano dall’altra parte. Un oggi dove la vita sorride e lo fa soprattutto con Eleonora, la protagonista, quasi a volerle restituire ciò che le è stato negato nell’infanzia, in quell’età dove ogni bambino avrebbe bisogno di protezione, amore, cure e attenzioni. Ma a questa donna, ora felice e appagata, tutto ciò è stato negato: un padre sparito quando lei aveva appena otto anni e una madre che affonda sempre più nel baratro della depressione. Di problemi questa bambina ne ha tanti ma nessuno sembra vederli, anzi, poco per volta il mondo sembra non vedere nemmeno lei che non chiede aiuto per il timore di essere rinchiusa in un istituto. I compagni di scuola la evitano e la temono, non sono amici e forse nemmeno nemici quelli più grandi di lei: approfittano infatti del suo stato di bisogno per trarne vantaggio. Soldi per tutti, droga, violenza. Solo una docente sembra intuire qualcosa che non va, ma Eleonora sceglie di non accettare il suo aiuto, sempre nel timore di finire in un istituto.
Un io narrante che sembra stare alla finestra, che racconta di Eleonora in prima persona in una alternanza di ieri e di oggi con un linguaggio essenziale, come emozioni prevalentemente sotto controllo ma pronte a sciogliersi nell’abbraccio dei suoi bambini e in quello del suo adorato compagno. Questa è la bellezza di un libro che avvince, che porta il lettore a fare “il tifo” per la piccola Eleonora perché alla sua felice vita attuale non sia dovuta arrivare sprofondando in qualche baratro peggiore di quelli con cui già ha dovuto convivere.
Eleonora non vedrà mai più il padre e la madre precipitata ormai in un rifiuto alla vita senza possibilità di ritorno, vola via in uno dei momenti più drammatici per questa ragazzina che improvvisamente si trova lontanissima da casa, forse non amata ma accudita e indirizzata con eccellenza verso la professione forense.
Eleonora riscatta il suo passato con l’uomo che ama, i suoi demoni sepolti per sempre sotto una scogliera rossa, quella del paese dove è vissuta bambina, dove nessuno la riconosce, dove si riappacifica con se stessa e in qualche modo anche con chi le ha fatto del male.
Lorena Lusetti ha scritto questa storia dosandola anche nei dettagli, nell’alternanza dei capitoli, nel dire o non dire le cose, nell’apparire e nell’anonimo sparire dei personaggi che ruotano attorno alla protagonista.
Ha costruito così un bel ritratto di donna attenta alla sua famiglia, che ha saputo risalire la china anche senza abbracci, ma che sa darli a profusione spesso solo con il pensiero ai suoi figli, in quell’età scontrosa dove non si accettano.