Romanzo Noir, una nuova avventura per Stella Spada. Diventata responsabile dell’agenzia investigativa SS, in questo romanzo dovrà indagare, con il suo metodo molto personale, sul caso di una ragazza scomparsa da quindici anni.

- Stella, ti ho chiamato per mostrarti questo. Ancora non è stato reso ufficiale il rinvenimento.
In mezzo ai mattoni spuntano delle ossa. Un cranio. Alcuni pezzi di stoffa e di cuoio. Uno scheletro piccolo. Sono assolutamente confusa.
- Ti ringrazio, commissario, sono commossa per essere stata al centro dei tuoi pensieri. Però continuo a non capire perchè volevi che vedessi queste povere ossa.
Può essere proprio lei? Come è finita qui? Chi ce l'ha portata? Come vorrei scoprirlo, come vorrei punire chi le ha fatto questo.
- Ti do 3 giorni.
Cerco di immaginarmi per che cosa: fuggire all'estero e fare perdere le mie tracce? Togliermi la vita prima che lo faccia lui? Costituirmi?
- Cerca di capire chi è stato.
Credi di riuscire a tirare fuori qualcosa in tre giorni? Più di così non posso fare.

Terra alla terra

Dettagli prodotto

  • Copertina flessibile: 230 pagine
  • Prezzo copertina: 14,00
  • Editore: Damster
  • ISBN-13: 978-8868100162

Primo capitolo

Capitolo I


Sono giornate come queste che ti aprono il cuore. Credevi che ti andasse tutto storto e invece, di colpo, eccolo lì, il sole. Non ci ero più abituata. Nessuno qui a Bologna si ricordava più come fosse fatto. La nebbia che ci ha avvolti nei primi mesi dell’anno, il cielo grigio, così come le strade, le case e l’umore, aveva creato una sorta di rassegnata impotenza, quasi una convinzione che così doveva essere il mondo reale: grigio.
E invece, quando nessuno se lo aspettava più, eccolo lì il sole. E con il sole i colori. È bastata una notte di vento e il grigio è stato spazzato via, lasciando il posto ad un azzurro, un po’ sbiadito a dire il vero, ma comunque sempre un colore. E poi i tetti rossi, i palazzi gialli, le piante verdi, e via via tutti gli altri colori. Certo gli alberi non hanno ancora messo le foglie, ma le gemme gonfie fanno ben sperare. Le persone girano per le strade guardandosi intorno smarrite. Sembrano tutti stranieri nella loro città. Qualcuno stringe gli occhi infastidito da tutta questa luce, altri, quelli più addormentati, ancora si stanno domandando che cos’è questa strana sensazione. Altri ancora girano a testa bassa temendo di essersi presa una malattia. Il sole. Certo ha una forte influenza sulle persone, certamente su di me ha un effetto benefico. Io l’ho riconosciuto subito. Quando ho aperto gli occhi allarmata dal forte odore di bruciato, ho visto entrare dalla finestra tutta quella luce, ho capito subito che non era un incendio fuori dalla casa. Mi sono resa conto che era il sole che illuminava la giornata. Rimaneva sempre l’odore di bruciato, chiaramente proveniente dall’interno della casa. Sono saltata fuori dal letto come una molla, cosa che mi ha provocato un forte mal di testa che si è ancorato dietro all’occhio e lì è rimasto, e mi sono lanciata verso la camera di mio figlio, pronta ad afferrarlo e lanciarmi con lui dalla finestra. Ma lì non c’era. Allora sono corsa in cucina, ancora incerta se essere più spaventata o più sollevata dal fatto che Simone non era nel suo letto. Ma eccolo lì, nel suo pigiama e le ciabatte con le orecchie di Pluto. È lì che tuffa una fetta di ciambella nel latte con il cioccolato, seduto al tavolo, mezzo addormentato e mezzo sorridente. Sul fornello una crosta marrone di bruciato ancora lancia i suoi miasmi. Il sollievo ha lasciato rapidamente il posto alla rabbia, che come sempre cerco di reprimere per non dare il cattivo esempio:
– Tesoro caro, il latte si scalda nel microonde, non sul fornello. Ma cosa ti è saltato in mente, senti che puzza di bruciato!
– Buongiorno mamma, hai visto che bella giornata?
Sta venendo su un po’ troppo furbetto questo figliolo, chissà da chi ha preso. Io credo di essere rimasta tontarella fino ad età avanzata. L’ironia non era il mio forte, e nemmeno la diplomazia. Ho imparato tutto più tardi.
– Non voglio che accendi il fornello se non c’è un adulto nella stanza, quante volte te lo devo ripetere? Perché non hai scaldato il latte nel microonde?
– Ah, quello.
In quel momento ho pensato di mangiarmelo con tutte le ciabatte.
– Ma io non volevo scaldare il latte, quello è un esperimento scientifico per la scuola.
Come riesca Simone a sparare delle fesserie così grandi mi riesce ancora difficile da capire. Comunque riesce sempre a spiazzarmi. Mi sono concentrata sul sole e sulla bella giornata, e con già la spugna in mano che inutilmente graffiava il fornello ho contato fino a 10 e gli ho detto.
– Ma che cacchio di esperimento è questo, volevi vedere in quanto tempo si può dare fuoco ad un appartamento?
Ho detto questo con tutto l’autocontrollo che possedevo, brandendo due guanti fusi e puzzolenti. Simone mi ha guardato con la sua faccetta migliore, quella delle buone occasioni, allargando gli occhioni azzurri e mi ha detto.
– A scuola ci hanno detto che la lana pura è ignifuga, e io ho voluto vedere se i miei guanti erano di pura lana come c’è scritto sopra. Comunque pare di no. Mamma, mi sa che ti hanno imbrogliato. Puoi portarglieli indietro e farti ridare i soldi.
Ho guardato le due croste annerite che avevo in mano, sembravano più topi schiacciati da un autorimorchio che pezzi di stoffa, e davanti agli occhi mi è apparso il cinese che me li ha venduti da una bancarella del mercato. “Lana e seta. Molto buoni. Due euro” Certo avevo sospettato che non fossero proprio di lana purissima, ma in realtà mi importava solo che costassero poco. Mio figlio perde i guanti con la stessa velocità con cui riesce a farmi perdere la pazienza.
– Va bene, vorrà dire che oggi andrai a scuola con i guanti spaiati. Scegline pure due a caso, ce n’è un intero cassetto in camera tua.
– Ma oggi non ce ne sarà bisogno, non vedi che sole che c’è? Niente guanti.
Certo che la lingua non gli manca, potrebbe fare lo scrittore. Peccato che abbia preso uno nel compito di analisi logica. Certo che non ci si può aspettare niente di più da una generazione che sta crescendo a sms.
Ho guardato sconsolata la crosta di plastica fusa attaccata al fornello e o pensato che non tornerà mai più come prima. Ma non fa niente, non voglio farmi rovinare una così bella giornata. Pensiero positivo. Poteva andare peggio, poteva andare a fuoco tutto l’appartamento. È andata bene così.
– Va bene scienziato, allora vatti a vestire che è già tardi. Ti accompagno a scuola.
– Lascia stare, vado in autobus. Devo scambiare delle carte Magic con un mio amico che vedo alla fermata.
Non ha nemmeno finito la frase che è già corso a vestirsi. Tra un minuto scarso sarà fuori dalla porta. Altra cosa difficile da insegnare ad un adolescente è la permanenza nel bagno. Il concetto di igiene è ancora più ostico dell’analisi logica. Simone fa la seconda media, e a volte mi sorprende quanto sia cambiato da un anno all’altro. Forse quello che mi sconcerta veramente è il fatto che la sua crescita è proporzionale al mio invecchiamento. Fino all’anno scorso lo accompagnavo a scuola, mi era consentito abbracciarlo e baciarlo prima che corresse in classe. Quest’anno non posso nemmeno farmi vedere con lui altrimenti i suoi compagni lo prendono in giro. Ma perché poi? Inutile che me lo domandi. Io alla sua età non ho mai diffidato mia madre dal farsi vedere in mia compagnia. È anche vero che non ricordo che mia madre mi abbia mai nemmeno baciato. E neanche mai accompagnata a scuola. Ma questa è un altra faccenda. Bene, uscito il ragazzo ho spalancato le finestre per fare uscire il puzzo di bruciato. Faceva ancora freddo, ma che piacere il sole sulla pelle. Il mio corpo è una specie di impianto fotovoltaico, si ricarica con i raggi solari. Mi sono sentita subito piena di energia. Dopo avere dato un ultimo sguardo a quello che prima era un fornello semi-nuovo, ho messo le croste dei guanti nel sacchetto del pattume e sono uscita per venire in ufficio. È una palazzina piccola, siamo solo otto famiglie, ma non riesco mai ad uscire di casa senza incontrare qualcuno. Cerco di fare piano, chiudo la porta lentamente, vado quasi in punta di piedi, rasento i muri, ma non c’è verso. La signora del piano di sotto apre la porta per lucidare le maniglie alle otto del mattino. Inutile chiedersi il perché.
– Signora Spada, ha sentito anche lei questo odore di bruciato? Ma cosa sarà successo?
Avevo in mano il pattume dal quale uscivano chiari indizi olfattivi, ma non avevo nessuna voglia di darle soddisfazione.
– Ma, non saprei. Certo che l’inquinamento ha raggiunto dei livelli... non mi meraviglio più di nulla.
E me ne sono andata prima che potesse ribattere.


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